lunedì 29 settembre 2008

Empathy

Empathy - Sneaker Pimps

Poteva osservare lentamente con un roteare di occhi quello che avevo intorno, e ancora non continuava a capire da quale fonte provenisse quel buio.
L'eco dei rumori che puo produrre una creatura grigia, enorme e cannibale come la città non poteva che entrarli nelle orecchie come un sussurro di uno sconosciuto.
Il lento chiudersi e aprirsi delle palpebre, di quel lievo e delicato lembo di pelle, non poteva di certo permettergli di focalizzare esattamente ogni dimensione che poteva percpeire davanti a se.
Ovviamente come ci si puo certamente immaginare, non sapeva se sorridere o semplicemente disperarsi visto la sua parziale immobilità, o l'offuscarsi perenne del contenuto della sua scatola cranica.
I suoni salivano e scendevano senza un ordine preciso, anche se lui stesso cercava di dargli un ordine, un pentagramma, un senso o nesso logico che potesse rassicurarlo di avere un controllo.
Forse preferi semplicemente non ragionare troppo su quel momento fermandolo al confine esterno del proprio essere, come un animale da analizzare o capire.
Forse era semplicemente meglio strapparsi di dosso qualsiasi veste o maschera preimostata alla buona convivenza sociale o personale, e preferi semplicemente alzarsi e passeggiare nudo, perdendo il nesso con quelle dimensioni, semplicemente sorridendo, ballando fino a sbattere in qualche spigolo, ridere tenendosi le ginocchia per poi passarsi la mano tra i capelli, alzare la testa e ricominciare, forse si stava spostando, forse si stava spostando la creatura, ma i suoni non facevano che abbaiare sempre piu forte, e forse, ma questa è solo un impressione, accellerarsi.
Quindi perche fermarsi al semplice principiante, penso', un grande waltzer andrà benissimo, pomposo, truccato, ed elegante, le mani si libravano intorno, e forse una lieve nenia.
E forse destinato a morire in ogni battere di tasti, continuo' a pensare, ad ogni giorno che passa, ad ogni sfogo, ad ogni pagina che si gira, che fossero racconti o metafore, non lo voleva sapere, voleva semplicemente sfuggire a questo macabro rituale del suo burattinaio.
La città, i tasti, il buio e ovviamente la musica comparsa come colonna perfetta senza nessuna cassa o supporto digitale.
Ovviamente dobbiamo acclerare il tempo, perche il tempo accelerato da vita al pathos che lui stesso capi, ovviamente sorridendo perche era cosi che doveva essere.
Quale modo, si chiese, questa volta?
Drammatico, ironico, semplice, complesso o forse perche no, un finale aperto, lasciando la canzone sospesa sulle ultime note, che continuassero gli altri a cantare il finale come meglio credessero.
La luce, l'inizio e la fine, lo acceco'.
Era tempo di riprendere a ridere, ma questa volta non passivamente.
Non senza reagire, non senza muoversi.
Senza vista o senso utile all'atto, salto' nella luce.
Era un buon compromesso fra i due attori, e forse anche soddisfacente.
La vista che si riprendeva.
Il respiro che si faceva meno affannato.
Le pagine Bianche che fossero di carta o pixel.
Le parole strappate addosso che fossero di inchiostro o pixel.
Li fini' il suo orgasmo, si sedette, ed ascolto il silenzio privo della creatura, e rimase in attesa.
Benvenuto.

"Poteva osservare lentamente------------------- - - - - - - "

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